La Lodola è un podere antico, da sempre un luogo di ritrovo. Ristrutturato rispettando la struttura originale, vive grazie ad una amorevole conduzione familiare.
La storia della Lodola ha radici antiche. I vecchi dell’alta Val Samoggia ricordano che dal podere e dalle sue cavedagne – le due strisce di terreno perpendicolari alla direzione del solco dell’aratura – si passava con i muli, per scendere al fiume e al mulino con il grano da macinare.
Proprio in quei cortili, attraversati durante il giorno, erano soliti riunirsi la sera per stare insieme o fare festa con musica e balli: momenti di svago e di unione che si alternavano alla quotidianità del lavoro nei campi. La tradizione si è ripetuta per anni, coltivata dai diversi contadini o mezzadri che si alternavano sul podere, fino ad arrivare ai giorni nostri.
I muri della Lodola
Muri impregnati del lavoro di molti,
del fiato di bestie legate alla greppia.
Parlano i muri,
di bimbi che ora son vecchi, di vecchi che ora son morti.
Si odono i canti, la musica e i balli
di quando alla Lodola c’era festa d’estate,
e si tornava di notte per sentieri imparati a memoria,
stanchi del ballo e del lavoro del giorno.
Ancora c’è posto nei muri di sasso forti e generosi,
altri bimbi, altre parole si mischiano a quelle di un tempo,
ed ecco un intenso e ricco brusio,
che l’udito non può percepire,
rovinare, svilire.
Parlano i muri, senza gridare.
Altre fatiche, nuove speranze – o forse son quelle di un tempo –
impregnano i muri e li mantengono vivi.
Ci mantengono vivi.